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Il diabete nei cani

Gli animali domestici d'affezione sono principalmente cani e gatti (65% dei casi) e più raramente cavalli, uccelli, rettili, e pesci d'acquario.

Prenderemo in considerazione cani e gatti perché hanno una rapporto di relazione con l'uomo tale che le loro affezioni più' comunemente vengono riconosciute dal proprietario, e quindi curate.

Questi animali sono carnivori e come tali la loro dieta è ( o dovrebbe essere ) a base di carne: basta osservare come si comporta in natura il cugino più prossimo di fido e micio per stare in buona salute, per rendersi conto di come andrebbe alimentato il nostro amico. Poiché nel corso di secoli di addomesticamento si è persa la rusticità del lupo e dello sciacallo (progenitori del cane) e del gatto selvatico, non 

possiamo pensare di dar loro da mangiare piccoli animali erbivori come succederebbe in natura, e quindi dobbiamo prevedere una "addomesticazione" della loro alimentazione. Comunque sia non dobbiamo mai pensare di poter adattare un carnivoro alla nostra dieta (pasta al sugo, dolci e via dicendo) perché equivarrebbe a rovinare il suo metabolismo, soprattutto quello glucidico, con il diabete come conseguenza.

Questa malattia metabolica è molto più frequente nel cane che nel gatto. Forse perché il gatto è molto più schizzinoso sul cibo e difficilmente accetta cibi non adatti a lui, inoltre è capace di procurarsi da solo, cacciando, quello che gli serve, se non gli aggrada "quello che passa il convento" avendo conservato un provvidenziale grado di selvaticità.

Altre cause del diabete negli animali d'affezione, oltre agli intingoli e manicaretti domestici, sono di natura genetica ed autoimmune. Si è osservato che sono prevalentemente le razze di cani di grande taglia e col pelo corto ad andare soggette in maggior percentuale al diabete, per esempio rottweiler e boxer ed anche i mastini napoletani di cui è proverbiale la sonnolenza (chissà che non si tratti di iperglicemia!). Ovviamente questi animali tendono a manifestare la malattia in età adulto- avanzata, 6-7 anni per intenderci, ma bisogna considerare che di solito ad un animale non si fa un controllo analitico di routine ogni 6 mesi, limitandosi ad osservare se "è bello vispo, gioca e mangia con appetito".

Per quanto riguarda i gatti, come già detto, vanno soggetti molto meno al diabete (e molto più a insufficienze renali); comunque sia il tipo di gatto che sembra essere più soggetto a tale dismetabolismo è il gatto europeo a pelo corto della varietà soriano . In ogni caso, sia i cani che ancor più i gatti, manifestano il diabete in minor percentuale dell'uomo.

Due curiosità: esiste un animale "domestico nostro malgrado" che non conosce il diabete: il topo. Questo sgradito ospite domestico, nonostante sia predisposto geneticamente all'obesità, non manifesta il diabete, neanche in tarda età.

Gli uccelli invece hanno un tasso glicemico fisiologicamente elevato; forse perché in natura lo zucchero viene utilizzato molto come fonte energetica per il volo.

Altra causa importante di diabete è quella autoimmune: le malattie autoimmuni sono provocate da una reazione immunologica diretta contro costituenti propri dell'organismo. In condizioni di normalità' l'organismo è protetto dall'aggressione del sistema immunitario da un meccanismo detto "tolleranza immunitaria" che riconosce ciò che fa parte di se stesso e non lo aggredisce. Questa protezione però può essere "distratta" in vari modi: infatti tessuti od organi, come conseguenza di un processo patologico che li interessa, possono liberare molecole "alterate" che, non più riconosciute come proprie, funzionano da antigene e quindi mettono in moto la produzione di anticorpi. Ecco quindi che un proprio organo (in questo caso il pancreas) viene attaccato ed in parte inattivato dal sistema immunitario.

Nei carnivori domestici la terapia del diabete prevede solo l'iniezione di insulina, sotto controllo del veterinario di fiducia, considerato che il loro metabolismo, essendo diverso dal nostro (che siamo onnivori), non reagisce bene alla somministrazione di ipoglicenizzanti orali; inoltre data la proverbiale difficoltà di far ingoiare qualcosa di sgradito agli animali e la loro tendenza a vomitare tutto ciò che non gli piace, non si sarebbe mai sicuri di aver somministrato loro l'indispensabile medicina.

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