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Leishmaniosi: speranze dall'omeopatia

La Leishmaniosi è una malattia veicolata dai flebotomi, insetti che si nutrono di sangue e possono iniettare protozoi infestanti. Basta, infatti, una sola puntura per contrarre questa malattia così difficile da debellare 

È una malattia subdola, all’inizio quasi asintomatica, che diviene manifesta solo quando è già ad uno stadio piuttosto avanzato. In altri Paesi la leishmaniosi interessa anche la popolazione umana; in Italia, invece, colpisce prevalentemente i cani ed è diffusa in Campania, Lazio e parte della Toscana. Perdita di pelo e piaghe sanguinolente sul corpo sono le manifestazioni tipiche della malattia che può causare la morte dell’animale.

Purtroppo non esiste un vaccino contro la leishmaniosi, quindi la salvezza del cane è affidata a corrette azioni preventive: l’uso di repellenti applicati sul corpo, collari appositi, insetticidi e zanzariere possono limitare le probabilità che l’animale venga punto, anche se zone come muso, pancia e tartufo restano vulnerabili; esami del sangue ripetuti regolarmente permettono di evidenziare precocemente la presenza della malattia, indicata da un rapporto di anticorpi in diluizione di 1:40 e 1:80 nel suo stadio iniziale, fino a 1:2500 nei casi più gravi.

Il problema leishmaniosi è stato particolarmente avvertito negli ultimi anni, a causa di un accertato aumento della virulenza dei protozoi e della maggiore diffusione degli insetti. Un clima caldo e umido favorisce, infatti, la proliferazione dei flebotomi con conseguente aumento degli agenti veicolanti. In più, l’uso massiccio di insetticidi ha provocato l'"assuefazione" degli insetti ai comuni repellenti, diminuendo drasticamente la loro efficacia.

La cura tradizionale, oggi ufficialmente riconosciuta in caso di leishmaniosi conclamata, è costituita da cicli di iniezioni di antibiotici, da ripetersi periodicamente per tenere sotto controllo l’evolversi della patologia. Tale rimedio non porta, però, alla completa guarigione del cane e il costante uso di antibiotici può anzi provocare danni irreparabili al suo organismo.

Una speranza sembra però venire dagli studi condotti da una veterinaria di Napoli, Imma Abbronzino. La dottoressa propone una cura a base di medicine omeopatiche, che si compone di tre prodotti in pillole: Sulfur 200 che da assumersi ogni dieci giorni, Mercurius solubilis 30 ch Iodium 30 ch da prendere nei giorni restanti.

La Dr.ssa Abbronzino, previo consenso dei padroni, ha provato il rimedio su alcuni animali che presentavano la malattia nei diversi stadi, ottenendo risultati soddisfacenti. Affinché venga riconosciuta l’effettiva validità della cura, però, la sperimentazione deve essere eseguita su un campione rappresentativo della popolazione, composto di almeno cento cani ammalati da trattare metà con il rimedio omeopatico e metà con quello tradizionale, operazione difficile senza i fondi necessari e una struttura adeguata.

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