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Serve il lettino di Freud al tuo cane?

La depressione - quella tragica malattia che il professor Cassano ha così bene battezzato "il male oscuro" - colpisce oltre agli esseri umani anche gli animali. Un’attenta osservazione di cani e gatti, ma anche di cavalli e bestie da allevamento, ha fatto rilevare che, quello che nell’uomo è definito aulicamente "il male dell’anima", può affligge tutte le specie viventi.

LE CAUSE
Come per gli esseri umani, anche per gli animali non è possibile determinare un’unica causa scatenante; si tratta invece, più spesso di "concause" delle quali, purtroppo, i responsabili siamo noi, "esseri superiori"… La civiltà e le forme della moderna società hanno snaturato i modi di vita tradizionali di tutte le specie animali: alcuni sono stati "addomesticati", altri imprigionati in situazioni artificiali, altri ancora condannati a seguire ritmi completamente avulsi dalle loro peculiari caratteristiche. Gli animali che vivono con noi, nelle nostre case, non sanno, ad esempio, cosa significa andare a caccia, procurarsi il cibo correndo per i campi. Una o due volte al giorno ricevono una ciotola di cibo e vengono portati fuori per una breve passeggiata lungo il perimetro dell’isolato. L’emozione della caccia, la libertà … Negate.
Per l’uomo, a proposito di depressione, si parla di "mancanza di progettualità" e di "diminuito interesse alla socializzazione", e per gli animali?
Guardando la vita alla quale li "condanniamo", magari con amore, c’è da stupirsi che questa sindrome non li colpisca tutti, indifferentemente e irrimediabilmente. Invece le reazioni sono diverse: vi sono quelli che rifiutano il cibo. Non è raro sentir parlare dell’inappetenza di cani e gatti d’appartamento, refrattari a qualsiasi proposta alimentare. Animali, spesso, portati a casa da un canile o raccolti dalla strada: i primi tempi mangiavano di tutto, poi, dopo qualche settimana, quasi anoressici. Eppure gli alimenti sono stati magari scelti con cura, hanno un profumo invitante… La noia, le asettiche pareti della nostra abitazione, lo stravolgimento dei naturali ritmi di vita…
"Certo - qualcuno obietterà - ma un’esistenza randagia, la precarietà, non sono peggio?!".
Provate a immedesimarvi nelle loro condizioni, guardate la loro cuccia, le pareti e i pavimenti vostra abitazione che nulla hanno in comune con boschi e prati; pensate poi alla vostra vita, al lavoro che vi tiene lontani da casa, e alle lunghe giornate di attesa del vostro cane… Al silenzio e all’inattività nelle quali trascorrono gran parte delle loro ore.
Capirete…
Mi viene in mente un bellissimo passo del Piccolo Principe di Saint-Exupéry, quando il fiore che lui ha protetto sotto una campana di vetro gli chiede di essere liberato per godere dell’aria fresca della notte… Può essere rischioso per la sua vita, ma non è possibile rinunciare all’emozione della rugiada.

COSA FARE
Per gli animali rinchiusi negli zoo, che passano le giornate misurando ossessivamente lo spazio della loro gabbia con un continuo andirivieni, poco o nulla possiamo. Indignarci, esigere spazi più ampi, condizioni più vicine a quelle naturali, ma poco di più. Non possiamo neppure pretendere che gli allevatori di maiali si industrino affinché gli animali dispongano di palle colorate per vincere la noia: è successo in Inghilterra, dove il ministero dell’ Agricoltura - interpretando in modo erroneo una direttiva dell’Unione Europea - ha emesso una disposizione a riguardo, gettando nella disperazione i locali allevatori.
Per i nostri amati compagni, per quelli che con infinito amore abbiamo raccolto, per questi invece vi sono tante piccole, grandi "misure" da adottare.
La prima, la più importante, è quella di mantenere con loro un rapporto vivo; per i cani ma anche per i gatti, il padrone rappresenta il fulcro degli interessi e dell’affettività; è assurdo pensare a un gatto solo come a un diverso genere di soprammobile, nutrirlo e abbandonarlo a se stesso. Possiamo anche "condannarli al nostro appartamento", ma dobbiamo ricordarci di loro, giocare, dare loro attenzione. Consentire loro spazi di manovra più ampi, magari abituandoli a quelli di un balcone o di un terrazzo da dove possono guardare l’esterno e raccogliere motivi di interesse: può essere una misura ulteriore contro la noia.
Ricordare, infine ma soprattutto, le caratteristiche della loro specie, essere coscienti dei danni prodotti dalla "deprivazione" e compensarli con la nostra attenzione, la nostra presenza.
Basta una manciata di minuti per trasmettere amore…non di più.

Flaminia Paolucci Mancinelli

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