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Gli effetti collaterali del randagismo

Com’è a tutti noto, negli ultimi anni il fenomeno randagismo, anche se in minima flessione, riveste sempre un ruolo di primo piano come serbatoio naturale delle molteplici patologie che colpiscono i nostri amici a quattro zampe. Una delle principali malattie, almeno nelle aree del centro-sud, è la Leishmaniosi, grave zoonosi, dovuta ad un parassita endo-cellulare, chiamato Leishmania Infantum.
Questa patologia è veicolata attraverso la puntura di un insetto, un flebotomo che passa dall’animale ammalato all’animale sano, tramite pasto di sangue, veicolando la forma infettante del parassita.
Questo fenomeno si verifica anche nell’uomo, qualora punto dal suddetto flebotomo.

La Leishmaniosi colpisce tutte le razze canine senza distinzione di sesso ed età, anche se con maggiore frequenza in soggetti tra i 2 e i 7 anni che vivono all’aperto nelle ore notturne, pertanto, i cani randagi sono quelli che con maggiore frequenza sono colpiti da questa malattia, principalmente perché a diretto contatto con l’agente vettore e per le precarie condizioni in cui essi stessi riversano, condizioni che causano stress di tipo immunitario predisponendoli maggiormente al manifestarsi della patologia.

Pertanto si assiste allo scempio nelle aree periferiche urbane di soggetti randagi, macilenti che vagano senza alcuna meta alla ricerca di cibo e che rappresentano focolai ambulanti di infezione esponendo a gravi rischi l’uomo ed il suo migliore amico.

Nell’uomo la malattia è curabile clinicamente, nel cane la guarigione clinica è subordinata alla rapidità di diagnosi.

Da quanto si evince, siamo sempre noi uomini con la nostra insensibilità a determinare condizioni che si rivelano poi dannose e per noi stessi e per gli animali. Il randagismo quindi è un fenomeno da combattere prima attraverso una sensibilizzazione della gente fungendo noi da fonte primaria d’informazione e poi attraverso i media, come si sta facendo già da qualche anno, ecco perché il fenomeno sta diminuendo in modo sensibile.

Crediamo che non sia mai abbastanza ripetere questi concetti, che se pur così semplici, devono animare le persone di buona volontà affinché capiscano che avere adottato un animale è un atto di responsabilità e di amore.

 

Dr. Nazario Ponticiello

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